Vaginismo

I Disturbi Sessuali sono disfunzioni caratterizzate dalla presenza di reazioni anomale agli stimoli sessuali, cioè al di fuori della norma rispetto all’età, allo stato di salute, alle caratteristiche fisiche, alla maturazione e alla cultura di una persona. Queste risposte insolite possono andare dalla totale mancanza di eccitazione o desiderio a stati dolorosi collegati all’atto sessuale.

Tra i disturbi del dolore sessuale troviamo la Dispareunia e il Vaginismo.

 

Vaginismo

Il vaginismo è definito come: “l’impossibilità da parte della donna ad avere rapporti sessuali completi, nonostante siano presenti un’anatomia ed una struttura fisica normale”.

Al tentativo di penetrazione, l’accesso vaginale si chiude per opera di una contrazione riflessa ed involontaria dei muscoli del perineo e della vagina che rende difficile, doloroso od impossibile l’atto sessuale. Può essere presente anche un’impossibilità ad eseguire esami ginecologici se non sotto anestesia.

Una donna può soffrire di vaginismo permanente se tale disfunzione è presente fin dall’inizio dell’attività sessuale; se, viceversa, il disturbo si è sviluppato dopo un periodo di funzionamento normale, il vaginismo si definisce acquisito. Inoltre, tale disfunzione può essere situazionale (se si verifica solo con un certo tipo di stimolazione, in certe situazioni e con certi partner) o generalizzata (se si verifica sempre indipendentemente dalla situazione, dal tipo di stimolazione e dal partner).

Oltre a creare alla donna un forte dolore fisico gli sforzi di penetrazione del partner, la possono far sentire spaventata, umiliata e frustrata da questi tentativi. Inoltre, i ricorrenti insuccessi danno origine ad un senso di inadeguatezza conseguente al vaginismo stesso. Per evitare il confronto con queste esperienze dolorose, la coppia finisce spesso per evitare qualunque incontro sessuale.

Nel vaginismo, la contrazione può variare da una forma lieve, che induce una certa tensione e disagio, fino a forme gravi, che impediscono la penetrazione.

La gravità del disturbo dipende essenzialmente da tre fattori: la gravità della fobia, che può essere lieve, media o severa; l’intensità dello spasmo muscolare, anch’esso variabile; la presenza e la gravità di altri fattori psicosessuali presenti nell’individuo o nella coppia. Per fare un esempio, si parla di basso grado di gravità dello spasmo quando esso scompare con la semplice rassicurazione verbale: in questo caso, la penetrazione è, in genere, possibile. Lo stadio successivo è caratterizzato da uno spasmo che si protrae nel tempo, caratterizzato, spesse volte, anche da un discreto dolore durante il rapporto (dispareunia). Negli stadi di gravità superiore, la penetrazione è molto difficile, poiché lo spasmo è talmente serrato da impedire il coito; tant’è vero che nell’ultimo livello, il più grave, la donna rifiuta anche la vista.

Spesso è riscontrabile la convinzione irrazionale di avere una vagina troppo piccola per poter affrontare un rapporto sessuale o la paura della possibilità di lacerarsi in seguito alla penetrazione.

La maggior parte delle donne che soffrono di vaginismo presenta un’intatta eccitazione sessuale e possono raggiungere l’orgasmo attraverso la stimolazione del clitoride od il petting.

Una condizione di vaginismo è molto spesso alla base di matrimoni bianchi (o non consumati) e particolari implicazioni intervengono al momento in cui nella coppia sia presente il desiderio di un figlio.

Si stima che il vaginismo colpisca l’1-2% delle donne in età fertile. La percentuale cresce (15-17%) se l’indice d’incidenza si focalizza nelle sole donne che si sottopongono a controlli clinici frequenti e che dichiarano spontaneamente il disturbo.

Fattori scatenanti

Il vaginismo è una condizione piuttosto complessa ed articolata, poiché le cause che lo provocano sono spesso nascoste e difficili da scoprire. I fattori scatenanti, come intuibile, possono avere diversa natura: psicologica, sociale/educazionale e fisica. Spesso i vari fattori causali si sovrappongono e l’uno può essere conseguenza dell’altro. È stato stimato che solamente l’1% delle donne affette da vaginismo soffre di questo disturbo sin dall’inizio dei primi approcci sessuali.

Fattori psicologici

Tra i diversi fattori che possono contribuire all’origine del vaginismo, troviamo ricordi traumatici legati ai primi tentativi di penetrazione, esperienze passate di abuso/violenza sessuale e più in generale caratteristiche della storia di vita sessuale della donna. In alcuni casi, l’atto sessuale è associato ad un fattore negativo, “qualcosa di sporco” che deve essere evitato, il terrore di rimanere gravida od il rifiuto del sesso per paura di essere giudicate. In un’alta percentuale di casi tuttavia l’origine del vaginismo è indipendente da esperienze traumatiche vissute nel passato e si associa invece a  specifiche caratteristiche individuali riguardanti la gestione delle emozioni ed il rapporto con la corporeità. In questo caso, alcune sedute psicoterapiche od educazionali, possono risolvere il problema in tempi relativamente brevi.

Il vaginismo potrebbe essere legato ad altre fobie di natura neurobiologica (agorafobia, claustrofobia, ecc.), stress ed ansia: si tratta di un’iperattività dell’emozione di comando fondamentale dell’ansia/paura, che si riflette con la paura della penetrazione.

Fattori sociali/educazionali

Troviamo la colpevolizzazione della sessualità, un’educazione rigidamente religiosa e la creazione di aspettative riguardanti un dolore intenso associato al primo rapporto sessuale ed alla perdita della verginità. In alcuni casi, può esservi l’innescarsi di un circolo vizioso, che parte da un’iniziale rigidità muscolare associata al timore del dolore e alla conseguente impossibilità del rapporto con conferma del dolore stesso e si sviluppa in un vero e proprio atteggiamento fobico e corporeo con le caratteristiche proprie del vaginismo.

Fattori fisici

Imene eccessivamente rigido e fibroso, che risulta difficile da penetrare.

Patologie dell’apparato genitale (es. endometriosi, malattie infiammatorie pelviche o tumori pelvici).

Interventi chirurgici o traumi (infibulazione che porta alla chiusura della vagina all’altezza della metà delle grandi labbra, con possibile rimozione del clitoride, in questo caso è sicuramente presente sia il fattore fisico che è il dolore che quello psicologico legato alla paura).

Patologie gravi (rare) come l’agenesia vaginale Mulleriana, malformazione che prevede la mancanza della vagina o di una sua parte. (Sdr di Rokitansky).

Ovviamente, se la patologia locale è ancora causa di dolore durante il rapporto sessuale, è necessario iniziare col risolvere lo stato morboso della paziente se si vuole avere un buon esito nella terapia del vaginismo.

Terapia

Ovviamente, il consiglio di cambiare partner non rispecchia la soluzione migliore per risolvere il vaginismo; le donne che si rivolgono al medico lamentando il disturbo, spesso, vengono sottovalutate, poiché molti specialisti non riescono a diagnosticare immediatamente il vaginismo. Lo specialista dovrebbe captare i segnali inviati dalla donna, focalizzandosi sul grado di fobia, sulla gravità della situazione e sull’ipertono dei muscoli elevatori anali localizzati attorno alla vagina, che ostacolano la penetrazione. L’approccio multimodale al vaginismo si configura spesso indispensabile per il trattamento della malattia, allo scopo di eliminare non solo la fobia della donna e i fattori psicosomatici annessi, ma anche di risolvere lo spasmo muscolare che s’instaura al momento della penetrazione.

Il trattamento del vaginismo quindi ha come scopo primario la modificazione della causa immediata del disturbo: la reazione condizionata. Il trattamento consiste nel progressivo decondizionamento dello spasmo involontario dei muscoli dell’entrata vaginale. Tuttavia, prima che questo traguardo possa essere raggiunto, deve essere rimossa la riluttanza fobica alla penetrazione vaginale, attraverso procedure psicoterapeutiche.

Dall’altra parte, la procedura per eliminare la risposta condizionata di spasmo, prevede uno specifico training nella gestione della risposta muscolare attraverso tecniche di rilassamento autogeno. Può essere previsto l’utilizzo di dilatatori di dimensioni crescenti, che vengono inseriti in vagina gradualmente, sotto il controllo della paziente, del terapista o del partner.

In presenza di un rapporto di coppia stabile è spesso importante il coinvolgimento del partner in alcune fasi della terapia pur restando un’opzione efficace il trattamento individuale per le single e quando le circostanze lo richiedano.

In alcuni casi è possibile e necessario agire anche a livello farmacologico per attenuare le fobie e l’ansia legate al rapporto sessuale.