L’incontinenza fecale è un disturbo relativamente frequente e spiacevole caratterizzato dalla perdita involontaria di feci e/o gas.
Il problema principale di questa problematica è caratterizzato da un peggioramento della qualità di vita del paziente che ne è affetto in quanto si rivela sempre una condizione umiliante e limitante portando a perdita di autostima ed isolamento sociale.
La causa scatenante identifica la gravità del disturbo che può portarlo ad essere occasionale fino alla totale mancanza di controllo sfinteriale.
Tra le cause troviamo:
- Traumi ostetrici: Presenti dal 60 al 70% dei casi di incontinenza fecale; proprio per questo motivo il sesso femminile rappresenta un fattore di rischio. Si stima che 1 donna su 10 superati i 40 anni venga colpita da questo disturbo.
- Disturbi della defecazione come ad esempio la stipsi cronica che porta ad un conseguente indebolimento dei muscoli del retto data da molteplici sforzi espulsivi o dall’altra parte la diarrea.
- Interventi chirurgici con conseguente perdita di elasticità del retto o lesioni muscolari
- Lesioni spinali
- Prolassi rettali
- Neoplasie
- Patologie neurologiche (demenza, sclerosi multipla, Alzheimer)
- Disturbi della sfera emotiva e stress
- Disturbi intestinali cronici (Sindrome dell’Intestino Irritabile, la Malattia infiammatoria intestinale, Morbo di Chron)
- Emorroidi gravi
- Intolleranze alimentari
- Senescenza
Particolare attenzione va posta alla donna che ha partorito che presenta un rischio del 10% di lacerazioni anali clinicamente rilevabili e il 30% di lacerazioni anali rilevabili con l’ecografia; Il 10% delle donne sviluppano disturbi immediati e il 30% anche dopo anni.
La valutazione viene fatta attraverso una accurata anamnesi in modo da individuare le cause di malattia e i fattori di mantenimento della tale. L’esame clinico permetterà di individuare l’eventuale presenza di difetti sfinterici, prolassi e la diminuzione della tenuta muscolare. Può essere utilizzato il test del palloncino che prevede l’introduzione di uno speciale palloncino riempito di acqua nel retto del paziente, a cui viene chiesto di espellerlo; in questa sede verrà valutato il tempo necessario di espulsione che se superiore di un minuto può essere considerato come anomalo. In alcuni casi si vede la necessità di eseguire indagini più approfondite come l’ecografia trans-anale, la defecografia, la manometria anorettale, i test elettromiografici ecc…
In base alla presenza di stipsi cronica o di diarrea cronica, in alcuni casi possono essere utilizzati farmaci che hanno il compito la riduzione della velocità del transito nell’intestino (peristalsi intestinale) o farmaci che hanno il compito di aumentare la consistenza delle feci.
Trattamento riabilitativo
Un passo importante nella cura dell’incontinenza fecale è la riabilitazione, indicata se la lesione non è rilevante e se i nervi risultano integri in pazienti che presentano una ridotta capacità sensitiva o che presentano una scarsa attività muscolare. Questi esercizi portano al miglioramento, al potenziamento e all’aumento della resistenza della muscolatura di sfinteri e pavimento pelvico attraverso un training muscolare specifico sotto la guida del riabilitatore; questo porterà il paziente ad essere in grado di resistere allo stimolo defecatorio in momenti poco opportuni.
Tecniche utilizzate:
- Chinesiterapia pelvi-perineale: Insieme di tecniche di attivazione o inibizione muscolari che hanno come scopo il miglioramento della funzione statica e dinamica. Importanza della consapevolezza del proprio corpo. Prevede l’informazione del paziente, la presa di coscienza, l’esecuzione attiva dell’esercizio e la sua automatizzazione. Porta ad una riprogrammazione sensitiva e motoria che coinvolge la muscolatura, il SNP e il SNC.
- Biofeedback: Permette la conversione di un segnale biologico riferito ad una funzione organica (contrazione o rilassamento muscolare) in un segnale visivo o sonoro. Il paziente attraverso il ritorno informazionale sarà poi in grado di apprendere, riconoscere e infine correggere eventuali pattern dissinergici. E’ basato sulla terapia comportamentista. Prevede l’utilizzo di sonde endoanali elettromiografiche o pressorie.
- Elettrostimolazione funzionale anale: Tecnica passiva di propriocezione con effetto diretto sulle fibre muscolari; permette l’attivazione della motilità volontaria e il miglioramento del controllo neuromotorio con effetti positivi sul trofismo e sulla forza muscolare.
- Terapia comportamentale
Associando queste tecniche, si elabora il trattamento che prevede la presa di coscienza del proprio piano perineale, il miglioramento della sensibilità rettale, il miglioramento di tono e forza muscolare, il miglioramento della capacità di contrazione, la correzione di alterazioni della statica pelvica, l’ottimizzazione degli automatismi, il rispristino di sinergismi respiratori addomino-pelvici e il recupero di una qualità di vita soddisfacente.
Alcuni pazienti affetti da incontinenza fecale possono beneficiare dell’applicazione dei cosiddetti tamponi anali: si tratta di veri e propri tappi che vengono inseriti nell’ano per ostacolare l’involontaria perdita di materiale fecale.
Educazione alimentare
I cambiamenti delle abitudini alimentari possono migliorare concretamente il disturbo dell’incontinenza fecale, specialmente quando abbiamo la presenza di feci liquide. Per ridurre la perdita di feci (in caso di feci liquide) e aria occorre abolire o ridurre drasticamente l’apporto di fibre soprattutto insolubili, contenute in verdure, frutta, pane e pasta integrali, privilegiando, per esempio, riso e patate; dall’altra parte, in caso di stipsi, andranno favorite fibre provenienti da crusca e alimenti integrali. Alimenti da evitare totalmente sono alcolici e caffeina poichè possono indurre a diarrea e di conseguenza incontinenza fecale. Anche le spezie, gli alimenti piccanti, i cibi affumicati, i dolcificanti artificiali dovrebbero essere evitati o almeno ridotti in soggetti che presentano diarrea.
In persone intolleranti al lattosio, sarebbe meglio eliminare gli alimenti che contengono questo zucchero.