Enuresi notturna: come curarla con rimedi naturali.

Aprile 24, 2021

Non c’è una regola precisa per decidere quando iniziare la cura dell’enuresi notturna. Ma si è stabilita un’età approssimativa di 6 anni. 

È stato calcolato che mediamente lo svezzamento dal pannolino avviene nelle femmine tra 1,5 e 2,5 anni e nel maschietto a 2,5-3,5. Quindi un bambino che a 4-5 anni ancora bagna il letto va in qualche modo tenuto d’occhio, soprattutto se c’è una familiarità (genitore, zio, cuginetto) per enuresi. A quest’età è già possibile insegnare buone abitudini per la vescica, l’intestino e l’apporto di liquidi.

Fiori di Bach per l’enuresi

Se l’enuresi è causata da un problema di tipo emotivo, si può fare ricorso ai fiori di Bach, che agiscono in maniera dolce per riportare l’equilibrio nella sfera emotiva.

Il Cherry Plum, ad esempio, è indicato per i bambini che hanno paura di perdere il controllo emotivo. Tendono a controllarsi eccessivamente per paura di non riuscire a gestire le emozioni forti, tanto che la rigidità può creare tic nervosi, tremori, ma anche perdita dell’urina durante il sonno.

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Aprile 24, 2021

CHE COS’È

Perdita involontaria di urina durante il sonno in bambini di età superiore ai 5 anni.

Fenomeno frequente che può essere curato. 

La pipì a letto è un disturbo diffuso: circa il 5-10% dei bambini di 7 anni bagna regolarmente il letto e il problema può persistere fino all’adolescenza o addirittura all’età adulta.

Questa problematica a volte viene sottovalutata dalla famiglia ma andrebbe affrontata presto in quanto è motivo di ansia nel bambino e determina una serie di problemi per i genitori che vanno da quelli pratici come dover lavare la biancheria al trascorrere notti insonni.

QUALI SONO LE CAUSE

Nella maggior parte dei casi, la pipì a letto è causata da:

  • Una sovrapproduzione di urina durante la notte (la cosiddetta poliuria notturna);
  • Una capacità ridotta della vescica (come se fosse più piccola);
  • Difficoltà a svegliarsi allo stimol
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Marzo 5, 2021

La presenza di diverticoli dell’intestino è una problematica comune nei paesi industrializzati e aumenta progressivamente con l’età, colpendo oltre il 50% della popolazione al di sopra dei 50-60 anni. Quando parliamo di diverticoli ci riferiamo a piccole deformazioni a forma di sacco che possono nascere lungo le pareti intestinali per via di un indebolimento delle fibre muscolari del colon e dall’aumento della pressione dell’intestino. Mentre nel 75% dei casi rimane asintomatica, nel restante 25% i diverticoli si infiammano e causano dolore addominale spesso localizzato al quadrante inferiore sinistro dell’addome, gonfiore addominale, costipazione e diarrea. 

Estremamente utile una diagnosi differenziale rispetto alla sindrome del colon irritabile. 

In una percentuale piccolissima può dare luogo ad una diverticolite acuta con comparsa di febbre dolore addominale intenso e irregolarità della funzione intestinale con eventuale perdita di sangue nelle feci.

La diagnosi

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Gennaio 23, 2019

Il dolore cronico pelvico può comportare importanti alterazioni della sfera sessuale in quanto i muscoli del pavimento pelvico hanno un ruolo importante in tale ambito.

La contrazione dei muscoli ischio e bulbo-cavernoso spinge il sangue all’interno del pene aumentando la pressione intra-cavernosa, mentre i muscoli di Houston riducono lo scarico venoso dell’organo erettile, contribuendo a mantenere la piena erezione. Le contrazioni ritmiche del muscolo bulbo-cavernoso favoriscono poi la propulsione del liquido seminale e quindi la sua emissione.

Dato estremamente importante messo in evidenza in studi recenti, è la comparsa di deficit del mantenimento dell’erezione o di una erezione ipovalida in giovani con prostatite cronica. La difficoltàa mantenere l’erezione o raggiungere la piena rigidità è  nota come sindrome veno-occlusiva che in corso di Sindrome del Dolore Cronico Pelvico è determinata  da un danno delle valvole venose del pene ad opera di una iperattività infiammatoria prostatica.

In questo quadro assume estrema importanza la condizione di aumento del tono muscolare del pavimento pelvico connessa e amplificata dai processi infiammatori appena elencati.

La complessità diagnostica data dalla presenza di svariati fattori che si interse

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Gennaio 23, 2019

Come detto in precedenza il dolore cronico pelvico è spesso accompagnato da eccessivo tono muscolare che può essere accompagnato dalla presenza di sintomi urologici presenti sia in fase di svuotamento che in fase di riempimento vescicale.

In particolare:

   •     un ipertono o un mancato rilasciamento dello sfintere uretrale esterno può determinare in fase pre-minzionale una inibizione del riflesso della minzione che porta esitazione minzionale, minzione con uso del torchio addominale e ritenzione urinaria di varia entità;

   •     in fase di riempimento vescicale l’ipertono muscolare comportala  presenza di stimolo minzionale frequente  sia di giorno (pollachiuria) che di notte (nicturia) a cui solo raramente fa riscontro un quadro urodinamico di iperattività detrusoriale;

   •     in fase minzionale l’ipertono muscolare ostacola il flusso urinario portando  un getto minzionale ipovalido, intermittente, sensazione di incompleto svuotamento e residuo post-minzionale. La presenza, variabile, di residuo post-minzionale, può favorire la comparsa di infezioni urinarie ricorrenti, con episodi infetti

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Gennaio 23, 2019

Data la complessità anatomica e funzionale del pavimento pelvico, in presenza di eccessivo tono muscolare, si possono scatenare sintomi importanti da sindrome del dolore cronico (CPPS – Chronic Pelvic Pain Syndrome) . Il dolore lamentato dal paziente può essere circoscritto alla zona perineale o irradiarsi a strutture adiacenti quali pene, testicoli, anca, retto, coscia, portando disfunzioni urologiche, genitali, intestinali e/o posturali.

Un’alta percentuale di uomini che presenta dolore pelvico è costituita da quei pazienti che hanno avuto in precedenza una prostatite non batterica.

Nel 90% di tutte le prostatiti croniche non è possibile individuare alcun patogeno né nelle urine né nel secreto prostatico. Questa forma di prostatite, precedentemente classificata come prostatodinia,nella attuale classificazione corrisponde al tipo III ed include due sottotipi, entrambi caratterizzati da dolore pelvico cronico: uno con spiccata componente infiammatoria, detta sindrome da dolore pelvico cronico infiammatorio(tipo IIIA) ed una senza componente infiammatoria e perciò detta sindrome da dolore pelvico cronico non infiammatorio(tipo IIIB).

Il paziente riferisce prevalentemente un dolore localizzato nella regione p

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Gennaio 23, 2019

Il pavimento pelvico può essere considerato come una losanga che chiude inferiormente il bacino. E’ delimitato anteriormente dalla sinfisi pubica, posteriormente da sacro e coccige e lateralmente dalle tuberosità ischiatiche (le ossa che sentiamo quando ci sediamo sulle superfici dure). Questa zona del corpo è formata da diversi muscoli, fascie e legamenti, ancorati ad una struttura ossea, chiamata cingolo pelvico. Queste strutture presentano funzione statica e dinamica e mantengono la normale funzionalità pelvica attraverso contrazioni e rilassamenti. Le funzioni principale del perineo sono:

  • mantenimento della statica pelvica
  • controllo viscerale (minzione, coito e defecazione)
  • partecipazione attiva alla funzionalità deambulatoria
  • mantenimento di una postura ottimale.

Per le funzioni appena elencate, è facile comprendere come una alterazione della normale attività della muscolatura perineale possa inficiare le normali attività organiche, causando, esempio, un alterazione posturale che porterà a sua volta a dispendio energetico importante con eventuali sindromi da stanchezza cronica e/o sindrome dolorose.   A livello anatomico il pavimento pelvico viene attraversato da tre fori: uno anteriore per il passaggio dei vasi sanguigni del pene, uno medio attraverso il quale passa l’uretra e uno posteriore attraverso il qu

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Maggio 27, 2018

Heart Rate Variability (HRV): cos’è?

La frequenza cardiaca può essere definita come il numero medio di battiti cardiaci al minuto. Si tratta di un valore medio, perché in realtà il tempo che intercorre fra un battito cardiaco e l’altro non è costante, ma cambia in continuazione. La HRV rappresenta dunque l’indice di tale variabilità cardiaca in risposta a fattori particolari quali il ritmo del respiro, stati emotivi particolari, grado di rilassamento, pensieri negativi.

In un organismo sano, la variabilità della frequenza cardiaca è alta, il sistema cardio-respiratorio risponde velocemente a tutti questi fattori, modificandosi a seconda della situazione e determinando un buon grado di adattabilità psicofisica ai diversi stimoli ambientali.

Nella letteratura scientifica la variabilità della frequenza cardiaca sta assumendo un ruolo fondamentale in quanto indicatore dello stato di benessere psicofisico dell’individuo, una sorta di cartina al tornasole dalla quale è possibile comprendere la capacità di resistenza fisica, flessibilità comportamentale ed efficienza psicologica di adattamento individuale alle sollecitazioni del mondo esterno.

HRV ed Emozioni

I processi psicologici e le manifestazioni fisiologiche sono legati strutturalmente e

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Ottobre 7, 2017

La vescica è l’organo cavo deputato alla raccolta dell’urina e alla sua eliminazione. Essa trasforma un processo continuo come il filtraggio renale in uno discreto come la minzione. Per farlo necessita di una grande elasticità e di una fitta comunicazione con il cervello mediante le fibre nervose che la innervano. Stimoli sensitivi salgono infatti dalla vescica per informare il cervello del livello di riempimento mentre stimoli motori scendono dal cervello alla vescica per indurre o trattenere la contrazione della muscolatura che la riveste – il muscolo detrusore – e quindi lo svuotamento attraverso lo sfintere vescicale e l’uretra. Alterazioni dei segnali sensitivi e/o motori possono causare sindromi caratterizzate da eccesso di frequenza degli atti minzionali e/o della sensazione di urgenza. È bene distinguere due tipi di urgenza. Il primo (in inglese “urge”) è caratterizzato da alterazioni prevalentemente sensitive: un fastidioso senso di tensione e pesantezza che si allevia con la minzione genera l’urgenza sulla base della ricerca di tale sollievo. Il secondo (in inglese “urgency”), di natura prevalentemente motoria, scatena urgenza minzionale sulla base di contrazioni incontrollate del muscolo detrusore. Entrambe le situazioni sono spesso accompagnate da dolore durante la minzione stessa e da dolore pel

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Luglio 7, 2017

La sindrome dell’ovaio policistico (Polycystic Ovary Syndrome, PCOS) è una sindrome complessa caratterizzata da alterazioni endocrinologiche e metaboliche e per questo motivo è anche detta sindrome dismetabolica. E’ comune nell’età fertile arrivando fino al 12% delle donne in età riproduttiva e rappresenta la causa più comune di infertilità legata ad anovulatorietà cronica. Le caratteristiche della PCOS possono essere sintetizzate in:

  • Aumentata secrezione di androgeni da parte dell’ovaio e del surrene;
  • Segni e sintomi indotti dall’iper-androgenismo (acne ,irsutismo, alopecia, anovulatorietà, irregolarità mestruali);
  • Aumentata resistenza all’insulina in una alta percentuale di casi.

La diagnosi viene posta da una specialista e si basa sui criteri di Rotterdam secondo cui, si è affetti da PCOS se si possiede due delle seguenti caratteristiche

  • Oligo e/o anovulatorietà;
  • Segni clinici e/o biochimici di iper-androgenismo;
  • Morfologia policistica delle ovaie.

L’eziopatogenesi è di tipo multifattoriale; ruolo importante lo giocano l’insulino-resistenza e l’aumento degli androgeni che impedirebbero la corretta maturazione follicolare determinando l’anovulazione e i segni clinici sistemici della sindrome (acne, irsutismo). L’insilino-Resistenza a

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1 Settembre 16, 2016

Come detto in precedenza, la Sindrome Fibromialgica (FS) è rappresentata prevalentemente da sintomi legati a un eccessivo tono muscolare che porta al paziente dolore costante, astenia, sonno non ristoratore, emicrania, parestesie, dolore toracico e sindrome temporo-mandibolare e altri sintomi. Quando parliamo di FS prendiamo in considerazione due aspetti: 1. Dis-regolazione del sistema nervoso vegetativo o sistema nervoso autonomo che porta ad una alterazione dei normali meccanismi di autoregolazione del corpo. 2. Alterazione dell’asse ipotalamo-iposifi-surrene che stimola una eccessiva produzione di cortisolo, ormone dello stress fortemente pro-infiammatorio che conduce il corpo verso uno stato infiammatorio cronico. Per ripristinare la funzione del paziente fibromialgico si utilizzano vari tipi di approcci, ma l’obbiettivo principale è la necessità di ridurre il dolore muscolare; un approccio fisioterapico permette al paziente di ridurre i sintomi con un conseguente miglioramento della qualità della vita. Capacità di coniugazione tra: dolore muscolare e stretching astenia con rinforzo o inibizione muscolare disturbi del sonno con rilassamento riduzione di foci di natura miotensiva algica con trattamento fasciale ad induzione. Trattamento Durante la prima seduta, nel contesto della valutazione del paz

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Maggio 9, 2016

Per mal di testa si intende il dolore provato in qualsiasi zona della testa o del collo. Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, il mal di testa è stato inserito tra le 20 patologie più invalidanti per le persone tra i 15 e i 45 anni, portando ad un sensibile peggioramento della qualità della vita dei pazienti che ne sono affetti. In oltre l’80% dei casi, il mal di testa è insorto prima dei 40 anni di età. Sempre secondo l’OMS, il 46% della popolazione ha sofferto di almeno un episodio di cefalea tensiva ed almeno il 10% di emicrania; di tutti questi pazienti, il 50% non si è mai rivolti ad un medico, ma tutti hanno assunto farmaci più o meno utili per risolvere il problema. Per curare efficacemente un mal di testa è indispensabile innanzitutto una diagnosi specifica della tipologia, al fine di intervenire in modo corretto con farmaci o altri approcci terapeutici mirati ed appropriati. Le cefalee e le emicranie sono quindi patologie molto diffuse, spesso sotto diagnosticate e poco trattate ma che, sostanzialmente possono essere superate. La classificazione ICHD-II suddivide i mal di testa in tre categorie principali:

  • Cefalee primarie;
  • Cefalee secondarie;
  • Nevralgie craniche o dolori facciali centrali o primari e altre cefalee.

L’emicrania e la cefalea di tipo tensivo, che rientrano tra le cefalee primarie, sono tra

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2 Maggio 9, 2016

Cefalea primaria frequente e disabilitante posizionata al 19° posto nella graduatoria delle patologie disabilitanti. L’emicrania è caratterizzata da un dolore pulsante localizzato ad un lato della testa (da cui il nome emicrania, “mezzo cranio”), della durata variabile da qualche ora fino a qualche giorno, che può aggravarsi con la normale attività fisica. Rispetto alla cefalea tensiva, il dolore dell’emicrania è più disabilitante, la sua intensità è media o grave, ovvero limita o impedisce del tutto lo svolgimento delle attività quotidiane. L’emicrania è distinta in due sottogruppi:

  • Emicrania senza aura
  • Emicrania con aura, caratterizzata da sintomi neurologici che precedono e a volte accompagnano la fase algica. I sintomi premonitori si manifestano nel 60% dei casi a partire da poche ore o 1-2 giorni prima dell’attacco, con alterazione del tono dell’umore e del comportamento, sintomi neurologici (difficoltà di concentrazione, sbadigli, sonnolenza, fono/fotofobia) e sintomi sistemici (sete, aumento della diuresi, ricerca di cibi particolari, dissenteria o costipazione, mialgie).

Il dolore presentato è unilaterale nel 40% dei pazienti, bilaterale nel 28% e variabile nel restante 32%. L’intensità è medio-forte e porta ad impedimento o forte limitazione delle attività della vita quotidiana. I

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2 Maggio 9, 2016

Cefalea di tipo muscolo tensivo Si tratta del tipo più frequente di cefalea primaria, la sua prevalenza nell’arco della vita varia dal 30% al 78%, portando ad un impatto socio-economico estremamente rilevante. E’ caratterizzata da un dolore gravativo-costrittivo al capo, spesso associata ad un aumento del tono muscolare del capo, della nuca e delle spalle. Il dolore viene descritto dai pazienti come una sensazione di compressione alla testa come se fosse stretta da una morsa. Il dolore può essere lieve, moderato o molto intenso ed è spesso bilaterale. Può manifestarsi per minuti, ore, giorni o anni, e assieme alla cefalea può coesistere un aumento della dolorabilità dei muscoli della testa alla palpazione manuale. La cefalea di tipo tensivo è classificata in:

  • Episodica: episodi di cefalea con dolore gravativo-costrittivo bilaterale di intensità da lieve a moderata, non incrementata dall’attività fisica normale, di durata variabile da minuti, ore, giorni, settimane. La nausea e il vomito sono assenti, possono essere presenti fotofobia o fonofobia. All’interno di questa forma si riconosce una forma sporadica che presenta meno di un episodio al mese e una forma frequente che presenta dai 12 ai 180 episodi all’anno. Queste forme possono evolvere nella forma cronica.
  • C

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1 Maggio 9, 2016

Il Biofeedback è considerato il metodo di intervento migliore per il trattamento delle cefalee di tipo muscolo tensivo e della emicranie .

  • Clinicamente efficace nel 80-90% dei pazienti trattati;
  • Non richiede l’assunzione di farmaci;
  • Privo di effetti collaterali e controindicazioni;
  • Economico (il protocollo prevede 8-10 sedute);
  • Ha effetti duraturi (efficacia a lungo termine dimostrata sino a 15 anni);
  • E’ fondato su una solida e ambia base scientifica.

  Strumenti estremamente precisi misurano e convertono un segnale biologico riferito a funzioni somatiche, come il tono muscolare, in un segnale visivo o acustico. La conversione è istantanea, accurata e quantitativamente proporzionale alla risposta generata, e consente al paziente di divenire cosciente di questa funzione con la possibilità di modificare volontariamente una risposta inadeguata e renderla funzionale. Il trattamento viene svolto con il paziente seduto in poltrona; vengono posizionati elettrodi adesivi su determinati muscoli (spalle, fronte, viso) in modo da raccogliere le informazioni relative alla loro tensione. Tali informazioni, possono essere coscientizzate e modificat

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Novembre 10, 2015

Il dolore pelvico cronico (CPP) è una condizione fortemente debilitante e molto diffusa, dati recenti indicano che ne è affetto dal 2 al 25% della popolazione femminile tra i 18 e i 50 anni e che rappresenta il motivo del 10-40% di tutte le visite ginecologiche. Viene definito come un dolore costante o ciclico, di durata superiore ai sei mesi, localizzato alla pelvi anatomica. Si associa a sintomi ginecologici, delle basse vie urinarie, intestinali, ano-rettali o a sintomi indicativi di disfunzioni sessuali, senza riscontro di infezioni o altre patologie.                                                                                                                           Il CPP può generare sia dalla componente muscolo-scheletrica perineale, che dagli organi contenuti nella pelvi e le due componenti di frequente si influenzano a vicenda nella genesi del dolore. Fra le cause ginecologiche più frequentemente causa di CPP vi sono la dismenorrea primaria e secondaria, l’endometriosi, la malattia infiammatoria pelvica, la congestione venosa pelvica. Altre cause riguardano alterazioni delle basse vie urinarie quali cistiti interstiziali o sindrome uretrale, problemi intestinali quali sindrome del colon irritabile, diverticolosi, morbo di Crohn, problemi muscolo scheletriche o neurologici quali intrappolamento ner

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Ottobre 21, 2015

Negli ultimi anni la ricerca ha dimostrato il rapporto tra emozioni, traumi, stress, e la maggior parte delle patologie da cui è affetto l’essere umano. Ricerche e ricercatori hanno mostrato il legame diretto tra variabili psicologiche e malattia. Fenomeni psichici, sistema nervoso, endocrino e immunitario sono legati e integrati in una rete comune il cui equilibrio è necessario perché l’organismo possa rispondere in maniera efficace agli stress di varia natura che possono interessarci, permettendo in tal modo la sopravvivenza stessa dell’individuo. Qualsiasi fattore (fisico, biologico o psicosociale) può influenzare, direttamente o attraverso una mediazione emozionale, il terreno biologico sul quale si inserisce la malattia. Una reazione emotiva, come quella che avviene dopo un forte stress (lutto, problemi professionali, traumi di varia natura) si accompagna a variazioni sia neuro-endocrino-immunitarie che comportamentali . Non di rado la malattia, o i suoi sintomi, si manifestano nel periodo immediatamente successivo ad un qualche evento stressante: le prime avvisaglie del tumore al colon di Carla si erano, ad esempio, manifestate qualche mese dopo un periodo di grande stress al lavoro mentre il dolore alle gambe di Valentina (che nel giro di qualche mese la costrinse all’uso delle stampelle) si era affacciato

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Ottobre 12, 2015

DISBIOSI INTESTINALE La Disbiosi Intestinale è data da una alterazione dell’ecosistema intestinale. A livello del tratto gastro intestinale è presente un vero e proprio organo, il Microbiota che è formato da 500 specie di microrganismi, questi ultimi formano la flora intestinale che se in disequilibrio porta a sintomi e disturbi dell’apparato gastrointestinale che possono avere conseguenze anche su organi ed apparati distanti dall’intestino. La tipologia ed il numero di batteri intestinali contribuiscono a determinare lo stato di benessere o malessere dell’apparato digerente e dell’intero organismo. La flora intestinale è responsabile di svariate funzioni fra cui: produzione di enzimi fondamentali per i processi digestivi, sintesi di vitamine (vitamina K e del gruppo B) importanti per il benessere dell’intero organismo, produzione di acidi grassi a catena media e corta, che sono la principale fonte energetica delle cellule del colon e dei batteri stessi che lo abitano, oltre che fonte energetica per l’uomo, produzione di sostanze ad azione antimicrobica e antimicotica, indispensabili per difendere il tratto intestinale dall’attacco di agenti patogeni, modulazione del sistema immunitario, che ha la base più importante a livello intestinale, potenziamento della funzione di barriera intestinale per prevenire l’ecces

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Settembre 27, 2015

Le Malattie Infiammatorie Intestinali rappresentano un gruppo di patologie che colpiscono sempre più persone ma la loro eziopatogenesi non è ancora completamente conosciuta. Per il loro decorso e la loro sintomatologia risultano particolarmente debilitanti in quanto l’infiammazione della mucosa intestinale porta dolore, crampi addominali, stitichezza alternata a diarrea, (irregolarità intestinale) presenza di muco nelle feci, meteorismo, gonfiore addominale, alitosi, digestione lenta e faticosa. Quando parliamo di intestino dobbiamo considerare la digestione, processo lungo e impegnativo che coinvolge molti organi; sapere quali organi e come vengono coinvolti nel processo digestivo permette di avere un’idea più chiara e precisa di come intervenire in caso di disturbi digestivi. Molto più spesso rispetto a quanto ci si aspetti, una causa importante di disturbi è legata ad una cattiva o insufficiente masticazione, segue l’eccessiva assunzione di bevande zuccherate e alcoliche che modificano il fisiologico pH dello stomaco, assunzione eccessiva di grassi e proteine animali, allergie, intolleranze a glutine e lattosio e stress eccessivo. Altro punto importante è l’eventuale squilibrio nella composizione della flora batterica intestinale la quale porta ad alterazione della produzione di enzimi digestivi, e delle normali condizioni bio

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Settembre 27, 2015

L’intestino rappresenta una porzione estremamente importante dell’apparato digerente e viene anche definito secondo cervello, grazie alla presenza di un vero e proprio sistema nervoso enterico completamente autonomo che dialoga costantemente con il sistema nervoso centrale. E’ l’area più estesa dell’organismo in relazione al mondo esterno e per questo motivo (lungo circa 7 metri), è sede della più importanti difese immunitarie del corpo. Da qui si evince l’importanza delle giuste scelte alimentari, della qualità del cibo introdotto e dell’igiene alimentare. L’intestino si suddivide in: intestino tenue: lungo circa 5-7 metri, è composto a sua volta da duodeno, digiuno e ileo. La sua funzione è di ultimare la digestione del cibo che giunge pre-digerito dallo stomaco e di assorbirne le sostanze nutrienti. intestino crasso: è l’ultimo segmento del canale digerente ed è formato da cieco, colon e retto. Ha il compito, attraverso il riassorbimento di acqua, di formare le feci, costituite dalla porzione non digeribile del cibo ingerito. Nel tenue si svolgono principalmente tre funzioni fra loro connesse, assorbimento dei nutrimenti secrezione di sostanza che favoriscono la digestione, motilità e transito intestinale. Di fondamentale importanza sono la funzione endocrina, grazie alla secrezione

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Settembre 19, 2015

Prostata La prostata è un organo ghiandolare situato nella piccola pelvi, tra la vescica in alto ed il trigono urogenitale in basso, al di dietro della sinfisi pubica e davanti al retto. Ha una forma di castagna, con la base superiore e l’apice inferiore, è di colore grigio rossastro e di consistenza teso-elastica; molto piccola nel bambino, solo dopo la pubertà inizia a crescere piuttosto rapidamente raggiungendo verso i 20-25 anni un peso complessivo di 20 grammi; è un organo parte dell’apparato genitale maschile che interviene nella produzione del liquido spermatico. La crescita prostatica prosegue, con minor rapidità, per tutta la durata della vita. É attraversata dall’uretra (uretra prostatica), nella quale riversa il suo secreto, e dai dotti eiaculatori che sboccano in uretra. A causa della sua posizione, le malattie della prostata spesso interferiscono con la minzione, l’eiaculazione o la defecazione. Contiene molte piccole ghiandole che producono circa il venti per cento della parte liquida dello sperma e nel carcinoma prostatico le cellule di queste ghiandole mutano in cellule cancerose. Carcinoma della prostata La prostata è stata descritta per la prima volta dall’anatomista veneziano Niccolò Massa nel 1536, e il tumore prostatico non venne identificato prima del 1853.I primi trattamenti messi in atto furono in

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Settembre 18, 2015

ORMONI

Gli ormoni sono sostanze endogene prodotte dal sistema endocrino, che funzionano da messaggeri chimici, trasmettono segnali da una cellula all’altra e rispondono alle diverse necessità e bisogni sentiti dall’organismo, il loro compito infatti, è quello di modulare il metabolismo e/o l’attività di tessuti e organi. Gli ormoni sono prodotti da ghiandole endocrine che si trovano all’interno del corpo e vengono riversati nei liquidi corporei. Queste strutture sono, l’ipotalamo e l’ipofisi, a scendere, le paratiroidi e la tiroide, le ghiandole surrenali, il pancreas e le ghiandole sessuali (ovaie nelle donne, testicoli nell’uomo). Ogni ormone ha funzioni diverse e viene secreto o attivato solo quando e se necessario. L’ipotalamo è il centro coordinatore delle attività del sistema endocrino e produce fattori di rilascio ed inibizione della secrezione delle tropine ipofisarie, che sono ormoni deputati al controllo delle ghiandole endocrine. L’ipofisi è la ghiandola endocrina composta da una porzione epiteliale, l’adenoipofisi, deputata alla secrezione delle tropine ipofisarie, ed una nervosa, la neuroipofisi, deputata alla secrezione di vasopressina (ADH o ormone antidiuretico). L’ipofisi è in grado di regolare la secrezione di gonadotropine, ormoni necessari per la maturazione e il mantenimento dell’attività degli organi

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Agosto 1, 2014

Nella medicina moderna il perineo viene spesso “messo da parte” e si scopre dell’insorgenza di eventuali patologie solo dopo la loro manifestazione. Alcune problematiche potrebbero essere evitate e altre presentano validi trattamenti volti al miglioramento o alla scomparsa della spiacevole sintomatologia. Da non dimenticare come queste disfunzioni vadano ad incidere in maniera negativa sulla qualità di vita del paziente e di chi ne sta accanto fino a portare, in casi estremi, ad un isolamento sociale. Questo articolo vuole essere di aiuto per chiarire il ruolo del pavimento pelvico nel mantenimento di una ottimale funzionalità pelvica e per delineare una possibilità di trattamento attraverso un approccio di tipo conservativo. Leggi l’articolo completo in PDF

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Febbraio 10, 2014

La presa in carico più efficace per il paziente affetto da dolore cronico è multidisciplinare, prevede più figure professionali con competenze differenti…

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